Tra gli artisti
italiani che usano il video come strumento creativo, come un mezzo per trasmettere
idee oltre che semplici sensazioni, Alessandro Amaducci occupa un posto particolare.
(...) Le sue ricerche vertono in maniera ossessiva su un’estensione del
concetto di “orizzonte del visibile”, non fermandosi alla superficie
delle cose ma sforzandosi di penetrare la realtà secondo un senso “altro”.
I lavoro di Amaducci richiamano i gesti provocatori e “nonsense”
del Dadaismo (“se vuoi cambiare il mondo devi cercare di cambiare le immagini
del mondo”), come pure le astrazioni figurative e cromatiche di quadri
di Kandinskij; ma certo si inseriscono nelle “deviazioni” delle
avanguardie cinematografiche: dal cinema astratto degli anni ’20 (Richter,
Fischinger, Ruttmann) alle ricerche degli anni ’60 (Brakhage, Snow e Warhol),
dalle prime sperimentazioni video americane legate al mondo dell’arte
con Nam June Paik, Vostell, e Vasulka alle recenti creazioni digitali realizzate
al computer.
(...) Le sue opere (...) da L’urlo a Crash hanno la stessa logica sintetica
dei pensieri che si accavallano e si sovrappongo nella mente, trovando forma
ed espressione in eventi irripetibili, caotici, indeterminati. Le immagini -
siano esse i movimenti di una coreografia o sequenze di repertorio - risultano
stratificate, moltiplicate all’interno dello schermo, amplificate da mille
colori e suoni. È la logica compositiva del videoclip e degli spot pubblicitari,
della “comunicazione veloce” di cui si è nutrito l’immaginario
visivo dell’ultima generazione di artisti: ma tutto ciò si unisce
un maggiore pathos lirico, una più profonda riflessione concettuale e
una più complessa sensibilità artistica. Impossibile ricercare
una narrazione nelle sue opere: le storie sono visualizzazioni simultanee di
frammenti e intuizioni, e si possono leggere solo a patto di abbandonare i normali
modelli di fruizione e percezione. Una sorta di poesia figurata.
Cattedrali della memoria, ad esempio, è un poetico viaggio all’interno
di costruzioni abbandonate, Acherontia Atropos una sensuale scoperta della fisicità
dei corpi. E Illuminazioni, la summa della sua poetica, basato su alcune poesie
in prosa di Arthur Rimbaud, è il tentativo di ricreare visivamente l’immaginario
del poeta simbolista francese, visto però da un’ottica “digitale”.
Ed è proprio il fascino delle avventure visive di Amaducci: la capacità
di manipolare e ricreare altre realtà.
Domenico De
Gaetano, Anteprima Torino, anno 3, n. 3, marzo 1997, Torino, Lindau, pg.48