sound generator: General
Elektrik
video generator: Alessandro Amaducci
durata: indefinita
ambiente: spazio ricoperto con un numero indefinito di videoproiettori
“Soundscapes rappresenta
l’incontro, avvenuto nei locali di Hiroshima Mon Amour di Torino, fra
il collettivo di d.j. General Elektrik e il videoartista Alessandro Amaducci,
che ha al suo attivo come v.j. anche collaborazioni con MGZ e altre situazioni
live.
Le serate di Soundscapes sono la spazializzazione del ritmo e dei suoni techno
nell’ambiente in flussi di immagini incontrollabili. Allucinazioni sonore
e visive al ritmo dei cuori e delle menti che danzano.”
Alessandro Amaducci (a cura di), Altrove, catalogo Invideo
2001, Milano, Charta, pg. 102
pubblicato giovedì 29 novembre 2001
La
figura elegante e slanciata, le dita affusolate al mixer video, il look
neogotico del videomaker, teorico e docente del Dams di Torino,
contribuiscono non poco nel creare mood e style complessivi del vj set
di
Alessandro Amaducci. Se molti vj provengono dalla computer
grafica, dal mondo del flyers e delle copertine dei cd, Amaducci è
invece un prolifico autore di opere video complesse e poetiche (
Illuminazioni da
Rimbaud del 1994,
Spoon River
del 1999-2000), spesso selezionate nei più importanti festival
mondiali. E un fine teorico, che si confronta con la questione della
fondazione ontologica di un'estetica della videoarte
nel suo ultimo testo
Segnali video, GS editrice.

Risulta quindi particolarmente interessante il volgersi della sua
attività alle performance live dello scratch visivo. Le serate di
Soundscapes nascono dall'incontro avvenuto nei locali di
Hiroshima Mon Amour di Torino tra Amaducci e il collettivo di dj
General Elektrik. Nell'organico di G.E. confluiscono significative esperienze della scena elettronica torinese (la techno dei
Adishaboom! e la drum'n'bass della
Fondazione Flipp Out) e una
fitta
rete di scambi con dj europei. Il loro set parte dalla musica
elettronica tedesca per arrivare a un suono techno non particolarmente
estremo, che contiene il bpm vicino a quello del cuore che pompa
energia. Il vj set di Amaducci è la creazione di una pulsazione di
immagini, transiti ritmici da un flusso di immagini all'altro, in
sincronia alla base sonora, al suono delle casse. La serata al
Tunnel di Milano, uno dei primi music club in Italia ad aver presentato vj set, è stata organizzata nell'ambito di
inVideo, rassegna di video d'arte e ricerca, che ha esplorato nell'edizione di quest'anno le contaminazioni di suono e immagine
con l'omaggio a
Chris Cunningham e la tendenza delle immagini a sfuggire dai monitor con il seminario di
Simonetta Cargioli sulle installazioni interattive.

La vjing art rappresenta entrambe queste direzioni. L'effetto video
immersivo del set al Tunnel è stato affidato a una grande proiezione
centrale su schermo e a due proiezioni sui muri ai lati,
asimmetricamente orientate. Il titolo del set, paesaggi sonori, evoca
per suggestioni il progetto di una sonologia ambientale di Murray
Shafer.
Amaducci è al controllo del mixer video e gestisce live con
luma-key e chroma-key l'intarsio dinamico delle immagini, prelevate da
vhs delle sue opere video, e l'applicazione dei vari effetti di
transizione geometrica:
tendine, finestre, suddivisioni dello
schermo ecc...L'impressione è di una grande ricchezza e varietà di
immagini, che non si ripetono mai o quasi, a differenza di quanto
avviene in molti vj set caratterizzati dall'uso e abuso di loop, con
cui è più facile creare una musicalità visiva e stimolare la dance.
Tuttavia la lentezza della reazione oculare rispetto a quella uditiva è
all'origine di una iperstimolazione visiva con effetto allucinatorio, e
forse paralizzante per la dancefloor.

Il
vjing di Amaducci ritrova le caratteristiche essenziali e sorgenti
della videoarte, nella sua differenza di natura dal cinema e nella sua
parentela con la musica: l'immagine video è pura energia in flusso,
senza supporto e senza identità originaria, metamorfosi in sé,
invisibile e quindi musicale, pura variazione di frequenza, distruzione
del fuori campo, antinarratività.
Ma non solo: il vjing è tutto
questo al quadrato, elevato alla seconda potenza, perché manipola opere
video già costituite con queste caratteristiche, per dare loro una
nuova vita come movimento dei corpi danzanti nella dancefloor. Tuttavia
l'impressione che rimane è quella di una creazione ancora un po' troppo
giustappositiva, lineare, e quindi cinematografica, del vj set di
Amaducci: una giustapposizione visiva con rassegna di effetti nel
transito delle immagini, e una giustapposizione tra
immagini e musica, impressione confermata anche dalla separazione delle due consolle audio e video."
Lavinia Garulli,
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=203&IDNotizia=3537
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"(...) Alessandro Amaducci, artista e videomaker, è un vero e proprio alchimista delle immagini. Attraverso un virtuosismo manipolatorio delle macchine, riesce a produrre immagini molto veloci e caleidoscopiche, altamente simboliche e suggestive, visioni febbrili e allucinatorie dal sapore a tratti "gotico" o "barocco", ma fortemente contemporanee."
Dario Salani, Video in Progress, in Arte Critica, Anno VIII, n.30-31 aprile-settembre 2002, pg. 41