Premio miglior montaggio Civitanova Video 1997, 1° premio Taranto-Berlino Festival 1997, menzione speciale Antalya Golden Orange Festival 1997 (Turchia), trasmesso da Tele San Marino
“Il desiderio di amplificare
lo sguardo, di allontanare, di distanziare sempre più la capacità
dei nostri occhi tramite tecnologie diverse (binocoli, microscopi, satelliti)
nasconde la volontà di avvicinarci alle immagini dell’estrema distanza,
dell’estremo distacco: la morte. La morte in diretta, il tempo in diretta
dell’immagine elettronica è l’estrema necroscopia tecnologica
regalata al nostro sguardo: la carne si dispiega, il desiderio, la tensione
si consumano e si decompongono momento dopo momento, frame dopo frame. La glaciazione
temporale e corporale dell’immagine fotocinematografica si sfrangia nel
caos del video provocando imprevedibili ritorni in vita, una vita fatta di luce
e movimento. Gli sguardi puntati delle varie guerre hanno compiuto il loro percorso
dalla canna del fucile al binocolo dell'obiettivo delle cineprese: puntiamo
gli occhi, guardiamo, desideriamo, uccidiamo, guardiamo la morte (in diretta).
Il video è stato realizzato in occasione della mostra Tazio Secchiaroli,
the Original Paparazzo, presso la Galleria Photology di Milano.”
Alessandro Amaducci
“(...) Desiderare di
possedere un corpo e desiderare di distruggerlo (Marzabotto) sono impulsi messi
sullo stesso piano in questo video che crea un evidente ossimoro. (...) Il tutto
per il piacere dell’occhio vitreo, un po’’ sciacallo, che
riprende ma che può trasformarsi in una mitragliatrice.”
Francesca Rossini (a cura di), L’occhio infranto,
Comune di Bari-Metropolis, pg. 56.
“Spazi complessi, frammentati,
non prospettici, reversibili, esplodono nel mix elettronico: Solo per i tuoi
occhi di Alessandro Amaducci. Qui sperimenta le decomposizione delle immagini
e dei suoni di repertorio, la scelta mirata tra quei frammenti di Storia e di
Cinema per l’alto tasso simbolico, dunque l’ampio parco di giochi
possibili in materia di metalinguaggio e di forma. Vero personaggio di questo
video è l’effetto di sovrimpressione cinematografica che qui diventa
star del mix, figura dell’efficacia linguistica e poetica la cui forza
primitiva e magica riprende vigore come fosse frutto di un Méliès
elettronico. È un saggio di montaggio e un video di creazione coltissimo
e godibilissimo sulla rappresentazione dell’invisibile, dunque su quella
figura dell’assenza che è la sovrimpressione. La nozione di spazio
intensivo, affettivo, cerebrale, diventano forme viventi con la bassa definizione
che favorisce la riflessione sui depositi onirici della memoria, sui paesaggi
dell’allucinazione, sul video come “macchina teorica”.”
Ninì Candalino, La bassa definizione elettronica,
in Close-Up n.1, marzo 1997, Torino, Lindau, pg. 66.
“Gli occhi. E materiale
d’archivio ai quali ri-dare senso. Elaborazioni video o recuperi di frammenti
di pellicola. Sensi di morte, di una vicinanza con la morte determinata dalla
confluenza d’immagini, da sovrimpressioni o accostamenti di durata breve/lunga.
(...) È in particolare il lavoro di Amaducci a fissarsi nella memoria,
nel cuore, negli occhi. Titolo lacerante, che presuppone una disponibilità
totale al desiderio, ai sensi, a un erotismo e a una memoria ri-date dal video.
Occhi (da film, guerre, fotografie) che richiedono. Sempre colti in attimi terminali
e sempre in rapporto con ad altri. Ancora sbilanciamenti al di là dei
margini, in Amaducci, corpi e occhi che non possono appartenere ad un’unica
immagine, attratti dal fuoricampo, desideranti verso altri corpi, altri occhi.”
Massimo Causo, Giuseppe Gariazzo, Bellaria Anteprima,
Cineforum n. 5, giugno 1997, Bergamo, Federazione Italiana Cineforum, pg. 50.
“... Opera di sperimentalismo
maturo (è) Solo per i tuoi occhi di Alessandro Amaducci, il regista-videoartista
che da sempre esplora le potenzialità dello sguardo “in transito”.
Nella memoria e nella storia, qui in particolare, dove la contesa tra l’indefinito
e l’oggettivo è più dolorosa per l’immagine.”
Adelina Preziosi, Generi diversi, Segno Cinema 87, settembre/ottobre
1997, Vicenza, Ed. Cineforum, pg. 80
“Il corto lacera l’impenetrabilità
dell’illusione garantita dall’ “altro” cinema e riduce
drasticamente la distanza tra vedere e guardare, come “racconta”
Alessandro Amaducci nel suo ultimo lavoro, Solo per i tuoi occhi. Dove l’occhio
“nudo” non ha il tempo (e lo spazio) per soffermarsi, supplisce
lo sguardo “costruito”, reso onnisciente (onnivedente) dall’esperienza
di cinema.”
Adelina Preziosi, Cinema a spazio ridotto, Segnocinema
n. 89, gennaio/febbraio 1998, Vicenza, Ed. Cineforum, pg. 18.
“Sullo stesso argomento
(la frammentarietà della visione) ma in modo ben più vorticoso
e barocco si cimenta Alessandro Amaducci con Solo per i tuoi occhi, apologia
del desiderio scopico attraverso un percorso sulla memoria filmico-fotografica
(da Emak-Bakia di Man Ray ai paparazzi di Fellini, da Caligari a Blow Up) un
omaggio al reporter Secchiaroli che anticipa incredibilmente il dramma di Lady
D: la fotografia come morte al lavoro.”
Bruno Di Marino, Elogio della levità, Segnocinema
n. 89, gennaio/febbraio 1998, Vicenza, Ed. Cineforum, pg. 69.